Nel tardo pomeriggio di giovedì 8 maggio, poco dopo le 18, la fumata bianca dal comignolo della Cappella Sistina ha annunciato al mondo che la Chiesa cattolica ha un nuovo Papa. Si tratta del cardinale statunitense Robert Francis Prevost, che ha scelto di chiamarsi Papa Leone XIV. Si tratta del 267esimo pontefice nella storia della Chiesa.
La sua elezione è avvenuta alla seconda giornata del Conclave, un segnale chiaro di ampia convergenza tra i cardinali. Anche Papa Francesco e Papa Benedetto XVI erano stati eletti in tempi brevi, segno di un consenso altrettanto solido.
Originario di Chicago, Prevost ha 69 anni. La sua figura viene letta da molti osservatori come un punto di sintesi tra le anime progressiste e quelle più tradizionaliste della Chiesa. In passato ha mostrato apertura verso temi come l’accoglienza dei migranti e la salvaguardia del pianeta, ma su questioni più controverse – come il ruolo delle donne nei ministeri della Chiesa – ha mantenuto un’impostazione più cauta.
UN PONTEFICE DELLA CONTINUITÀ E DEL DIALOGO
Le sue prime parole da Papa sono state: «La pace sia con tutti voi». Nel suo messaggio inaugurale, Leone XIV ha ribadito la necessità di unità e comunione: «Aiutateci, gli uni con gli altri, a edificare ponti, attraverso l’incontro, il dialogo, per essere un solo popolo, in pace». Ha anche voluto ringraziare Papa Francesco, di cui sembra voler proseguire il cammino.
Tra i passaggi più rilevanti del suo discorso, l’idea di una “Chiesa sinodale” è emersa con forza: una comunità che si mette in cammino insieme, vicina a chi soffre, attenta alla carità e alla giustizia. La sinodalità, tema centrale negli ultimi anni, indica un modello ecclesiale più inclusivo, in cui anche i laici sono chiamati a partecipare attivamente.
CHI È PAPA LEONE XIV
Robert Francis Prevost è nato a Chicago il 14 settembre 1955. È entrato giovanissimo nell’Ordine di Sant’Agostino e nel 1982 è stato ordinato sacerdote. Dopo gli studi in teologia nella sua città natale, ha ottenuto un dottorato in Diritto canonico presso la Pontificia Università San Tommaso d’Aquino, a Roma.
La sua esperienza missionaria in Perù, durata oltre un decennio, è stata una tappa fondamentale nella sua formazione. In quegli anni ha curato la preparazione dei nuovi religiosi agostiniani e ha operato come formatore e insegnante, entrando in contatto con le realtà più vive e sofferenti della Chiesa locale. Nel 2015 è stato nominato vescovo di Chiclayo, sempre in Perù.
Negli anni successivi ha ricoperto ruoli di rilievo nella Curia romana: è stato priore generale dell’Ordine di Sant’Agostino e, più recentemente, prefetto del Dicastero per i Vescovi e presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina. Ha fatto parte anche del Dicastero per l’Evangelizzazione e di quello per la Dottrina della Fede.
Questa lunga esperienza, a cavallo tra il lavoro pastorale e le strutture istituzionali della Chiesa, ha contribuito a costruire la sua reputazione di figura solida, rispettata e in grado di mediare tra le diverse sensibilità del mondo cattolico. Un profilo che, con ogni probabilità, ha favorito l’ampio sostegno ricevuto dai cardinali elettori.
