Un’altra edizione degli Emmy Awards si allontana ed è tempo di tirare le somme. Quest’anno a dominare è stata “Shōgun” (2024), un’avventurosa serie storica, ambientata nel Giappone del 1600, che può vantare ben diciotto premi su venticinque candidature ottenute. Questo risultato la rende la serie drammatica dell’anno, battendo “The crown”, “Fallout” e “Il problema dei 3 corpi”. La categoria comedy vede, invece, primeggiare “Hacks”, serie televisiva del 2021 che racconta la storia di due mondi, quello di Deborah Vance (Jean Smart), una diva dello stand-up comedy in crisi e di Ava (Hannah Einbinder) una giovane sceneggiatrice comica. Al tavolo dei vincitori anche “Baby Reindeer” (2024), che ha conquistato l’Emmy come miglior miniserie o serie antologica, dopo aver fatto parlare di sé e del suo autore portando sullo schermo la disturbante storia vera di Donny (Richard Gudd) e della sua instabile stalker Martha (Jessica Gunning). Ottimi risultati anche per “The Bear” (2022) che, nonostante la sconfitta nella categoria comedy, alza al cielo ben undici statuette grazie al suo cast guidato da un sempre più popolare Jeremy Allen White ed Ebon Moss-Bacharach. L’Emmy per il ruolo di miglior attrice protagonista in una miniserie va a Jodie Foster e alla sua interpretazione in “True Detective: Night Country”, mentre la categoria maschile è stata assegnata a Lamorne Morris, conosciuto per il suo ruolo da co-protagonista nella serie del 2011 “New Girl”, ma premiato per l’interpretazione nei panni del vice-sceriffo Witt Farr in “Fargo” (2014).
Alto livello anche tra gli sconfitti, tra cui appaiono nomi di spicco come quello di Gary Oldman, Walton Goggings, Idris Elba, Jennifer Aniston, Matt Boomer, Maryl Streep, Dakota Fanning e Robert Downey Jr.
Dopo il posticipo della scorsa edizione dovuto alla stagione degli scioperi degli attori e degli sceneggiatori di Hollywood, che hanno fatto slittare la cerimonia a gennaio, la premiazione si è tenuta nella serata di domenica 16 settembre a Los Angeles, ma è stata trasmessa in Italia nella tarda nottata. La consegna delle statuette è stata presentata dall’attore Eugene Levy e dal figlio Dan, protagonisti nella serie di successo “Schitt’s Creek” (2015) e hanno fatto gli onori di casa nell’evento clou dedicato al mondo delle serie televisive. Tra gli omaggi al passato, uno è stato dedicato al cast di “The West Wings – Tutti gli uomini del presidente” (2000), celebre telefilm di inizio millennio, che mette in mostra i meccanismi celati dietro le quinte della Casa Bianca. Il cast, con gli immancabili Martin Sheen ed Allison Janney, si sono riuniti in occasione del 25° anniversario dello show per invitare gli americani a registrarsi in vista dell’elezioni di novembre. Tra le reunion, emozionante è stata anche quella tra Henry Winkler e Ron Howard, che hanno messo in scena un tributo in vista delle cinquanta candeline spente quest’anno dalla serie cult “Happy Days”. Degno di nota è stato anche l’intervento della “piccola renna” Richard Gudd, che ha approfittato del ritiro del premio per ricordare al settore e al pubblico ciò che davvero conta, ovvero la famiglia e saper essere audaci. Tra i vincitori spicca anche una curiosa coincidenza quando viene annunciato il premio per la miglior sceneggiatura drammatica, conquistata con “Slow Horses” dal regista e sceneggiatore inglese Will Smith. Quest’ultimo ha ironizzato sull’omonimia che lo accomuna alla star di Hollywood, facendo una battuta sul surreale evento dello schiaffo ai danni di Chris Rock: “Nonostante il nome, vengo in pace…”
Si è conclusa così la settantacinquesima notte magica del piccolo schermo, all’insegna del glamour e dei festeggiamenti. Tante le delusioni per alcuni e le serie di rilievo uscite dal teatro a mani vuote, ma l’industria cinematografica non si ferma mai e il prossimo appuntamento è previsto per il prossimo anno.