Non accennano a fermarsi le polemiche scatenate dall’arrivo nei multisala di “Iddu – L’ultimo padrino” (2024), pellicola ispirata ad alcuni eventi di vita del latitante Matteo Messina Denaro, deceduto nel settembre 2023. L’opera, diretta da Fabio Grassadonia e Antonio Piazza, apre una inevitabilmente una finestra sul tema della mafia e su come quest’ultima viene considerata da un popolo come quello italiano, logorato da anni di terrore, che si rifiuta di attirare la propria attenzione su qualcosa che la comunità cerca di dimenticare.
La trama del film è storia nota, dopo alcuni anni in prigione per mafia, Catello, politico di lungo corso, ha perso tutto. Quando i Servizi Segreti italiani gli chiedono aiuto per catturare il suo figlioccio Matteo, ultimo grande latitante di mafia in circolazione, Catello coglie l’occasione per rimettersi in gioco. Uomo furbo dalle cento maschere, instancabile illusionista che trasforma verità in menzogna e menzogna in verità, Catello dà vita a un unico quanto improbabile scambio epistolare con il latitante, del cui vuoto emotivo cerca d’approfittare. Un azzardo che con uno dei criminali più ricercati al mondo comporta un certo rischio…
Il cinema è un cantastorie che racconta ciò che l’uomo è in grado fare, pensare ed immaginare, ma ciò che rende “Iddu” così controverso è l’idea di celebrare un elemento di tale imponenza della criminalità organizzata, uno dei massimi rappresentanti del problema mafioso italiano. Queste motivazioni hanno spinto i siciliani verso il boicottaggio del film, primo tra tutti Salvatore Vaccarino, proprietario del cinema di Castelvetrano, che ha dichiarato più volte alla stampa di non voler assolutamente proiettare la pellicola sui suoi grandi schermi, in segno di rispetto verso i propri concittadini e la propria terra, storicamente martoriata dal fenomeno mafioso. Ha aggiunto: “Ritengo che il protagonista dovrebbe cadere nell’oblio più profondo, proietterò al suo posto il docufilm su Falcone e Borsellino”.
Alla base di questo disaccordo c’è un concetto semplice e delicato, ovvero il rischio di “alimentare un mito”, trasformando il criminale in un modello da seguire e contribuendo alla perpetuazione dell’offensivo ed umiliante stereotipo che lega necessariamente la Sicilia alla mafia. Le locandine appese tra le strade di Isola delle Femmine, nel palermitano, sono state vandalizzate e imbrattate con alcune scritte ingiuriose nei confronti del boss, tra cui una storpiatura del titolo del film che, da “l’ultimo padrino” e diventato “l’ultimo indegno”, manifestando così la rabbia degli abitanti.
La questione, tuttavia, ha anche suscitato la curiosità di molti nei confronti del film in uscita il 10 ottobre. Nel cast spiccano nomi importanti della scena cinematografica italiana, come Toni Servillo ed Elio Germano (che interpreta il boss), seguiti da Daniela Marra, Barbora Bobulova, Fausto Russo Alesi e Giuseppe Tantillo. Le riprese si sono svolte in Italia e in Francia, con la collaborazione di Indigo Film e Rai Cinema, mentre la colonna sonora è stata affidata al cantautore Colapesce.
Il problema della criminalità organizzata è un tema controverso in Italia, una grande ferita ancora aperta nella storia di una Nazione in perenne conflitto con sé stessa. Quella di Messina Denaro non è altro che una storia da raccontare, non a scopo celebrativo, ma per sottolineare l’importante abisso che si pone tra il bene e il male. Sta a noi saper scegliere ed insegnare alle nuove generazioni quanto è importante assimilare in modo oggettivo ciò che il passato insegna senza farsi limitare da qualsivoglia forma di stereotipizzazione.