DAL SALENTO
Uffici del Giudice di Pace sempre più in affanno: basti pensare che nel solo Circondario di Lecce, i rinvii e la prima udienza delle cause iscritte a ruolo vengono fissate a non prima del 2025, e a volte anche al 2026, 2027 e addirittura 2028. Istituiti con la legge n. 374 del lontano 1991, e poi entrati effettivamente in funzione nel 1995, avrebbero dovuto assicurare l’amministrazione della giustizia penale e civile su questioni di non particolare gravità, lasciando invece alla competenza dei tribunali le altre questioni.
A fronte di una pianta organica di 25 unità (tanti sono infatti i giudici di pace previsti per il solo territorio salentino), attualmente sono in servizio solo 9 giudici di pace, senza contare poi la cronica carenza del personale di cancelleria; con i conseguenti disagi per l’utenza e gli avvocati, ai quali sempre più spesso non sono riconosciuti nemmeno i loro diritti relativi a prestazioni professionali, «specie se la controparte è una Pubblica Amministrazione».
A lanciare il grido d’allarme e a chiamare a raccolta i colleghi avvocati è il presidente della Camera Civile Salentina Salvatore Donadei: «Lecce non sia il fanalino di coda della protesta! -dichiara in un lungo e articolato comunicato stampa, che prosegue- Mentre a Roma si giochicchia a “clonare” il C.S.M., costringendo così i costituzionalisti a ravvisarvi un senso logico, e a capire allo stesso tempo, quale sia poi l’effetto pratico per la Giustizia e lo Stato, l’Avvocatura è ferma nel richiamare l’attenzione del Governo, edei cittadini, sulla realtà – drammatica degli Uffici Giudiziari, avvitata su problematiche ben più serie».
Già lo scorso 21 maggio -fanno sapere dalla Camera civile salentina- l’Ordine degli Avvocati di Torino ha diramato un comunicato con cui si chiedeva l’adozione di “rimedi urgentissimi”, e non più procrastinabili, al fine di fronteggiare la paralisi negli uffici torinesi del Giudice di Pace. A Torino, si sono poi aggiunti gli avvocati di Avellino, che hanno proclamato “l’astensione” dalle udienze civili dinanzi al Giudice di Pace per i giorni 8, 9, 10, 11, 12 luglio. Anche nel capoluogo salentino, come detto, si riscontrano le stesse criticità segnalate nel resto del Paese, che, di fatto, rendono impossibile la tutela in via giurisdizionale dei diritti dei cittadini, affidati dal legislatore al giudice di prossimità (e cioè il giudice di pace, com’è noto, giudice onorario nominato di volta in volta dal ministero della Giustizia, su proposta del Consiglio Superiore della Magistratura).
Uno dei mali della giustizia, secondo la Camera civile leccese, sarebbe dovuta all’eccessiva durata dei processi, determinata, tra l’altro, dai ripetuti e lunghi rinvii delle udienze, e dal mancato tempestivo deposito delle sentenze, è la stoccata finale dell’avvocato Donadei, che così conclude il lungo cahier de doléance- Altre anomalie, infine, sono nuove, e la loro sperimentazione, inficia, sotto tutti i punti di vista, i vari slogan di celerità e di abbattimento dell’arretrato pronunciati negli ultimi due anni: come l’introduzione del c.d. Rito Cartabia, con l’uso massiccio del ricorso in luogo della citazione, con la conseguenza di veder rinviate le cause al 2025/2026/2027/2028 e addirittura 2029.
«È del tutto evidente -conclude Donadei- la gravità della situazione, che lede la dignità dei Giudici di Pace, ma anche e soprattutto, quella degli Avvocati – strumenti d’elezione dei cittadini -, la cui delegittimazione, in particolar modo, attraverso una digitalizzazione farraginosa e parossistica del processo telematico, con annessi odiosi balzelli, ed altresì, con nuovi compiti operativi, impropri e non retribuiti (che già oggi, scoraggiano tirocini e nuove iscrizioni all’albo), spingono l’Avv. Donadei, anche nella sua qualità di membro della commissione di procedura civile dell’UNCC (Unione Nazionale delle Camere Civili), ad esortare, in maniera accorata, una presa d’atto, e di coscienza, da parte delle istituzioni, a cominciare dal C.O.A., ma non solo, per le dovute e necessarie interlocuzioni coi capi degli Uffici Giudiziari ed il Ministero, e ovviamente, poi, con tutte le conseguenziali iniziative, eventuali, del caso».