GALLIPOLI
Importante evento, sabato 6 luglio a Gallipoli, dove, dopo la Messa (alle ore 20,00) celebrata dal cardinale Fernando Filoni e la benedizione del nuovo paliotto d’altare realizzato dall’artista Adriana Abbate, nel santuario del Canneto (rettore don Gigi De Rosa) sarà presentato il libro “Lucia Solidoro – giovane figlia della nostra Terra chiamata alla santità”.
Come il primo lavoro (presentato ai fedeli lo scorso settembre), anche questo volume è stato curato dalla Commissione diocesana presieduta dallo stesso don Gigi De Rosa, il cui lavoro è propedeutico all’apertura della causa di beatificazione della “Santina di Gallipoli” (com’è meglio conosciuta e invocata dai più) Lucia Solidoro.
Ospiti della serata, il cardinale Filoni (originario di Galatone, compagno di studi teologici a Viterbo di don De Rosa e prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli) e la giornalista gallipolina Angela Buttiglione, vaticanista, già conduttrice del tg1e anche direttore della stessa Rai1.
Natanel febbraio 1910, in un’umile famiglia del centro storico, padre pescatore e madre sarta, trascorse la sua breve esistenza, all’ombra del campanile della chiesa di S. Francesco d’Assisi come terziaria francescana, catechista e componente del coro parrocchiale, ma distinguendosi ancor più per la sua esemplare condotta di vita, tanto che le si riconoscevano anche pubblicamente quelle virtù che posseggono solo i mistici e chi è dotato di grande spiritualità.
Ammalatasi di tisi, com’era frequente a quel tempo, offrì la sua sofferenza a Cristo senza mai lamentarsi, anzi “gioendo”, come si legge nei suoi scritti.
“Faceva molte penitenze e digiuni, si martoriava con cilici e si flagellava a sangue”, si legge, tra le tante, nella memoria di Vittoria Rizzello consegnata nel gennaio 1990 all’allora parroco di San Francesco, don Armando Manno, che, di concerto col vescovo, mons. Aldo Garzia, stava indagando su Lucia Solidoro, al fine di promuoverne il processo di beatificazione.
Anni prima, invece, era il 17 dicembre 1976, si parlò della Santina di Gallipoli e del suo intervento miracoloso. Quel giorno, nel porto di Los Angeles (in California) avvenne una delle più spaventose tragedie del mare. La petroliera Sansinena, con equipaggio italiano esplose spaccandosi in due, distruggendo la banchina dov’era ancorata, uccidendo 9 lavoratori e ferendone gravemente 49, distruggendo diversi edifici portuali, frantumando le finestre per un raggio di alcuni chilometri, e innescando un incendio che fu domato solo dopo 4 giorni.
Da quella tragedia si salvò, senza nemmeno un graffio, solo il marinaio gallipolino Alfio Grazioli, che ai soccorritori, accorsi in suo aiuto in elicottero, riferì di essersi portato verso la prua (praticamente l’ultima parte della nave a inabissarsi) a ciò sollecitato da Lucia Solidoro, che gli si era parata davanti, dopo averla insistentemente invocata.
Questo e tanti altri miracoli ancora nel corposo dossier, e ora, quasi certamente anche nel libro che come detto sarà presentato il 6 luglio.
Sebbene deceduta da quasi un secolo, la sua tomba -come si vede in foto- si è trasformata quasi spontaneamente in altare. Ogni giorno fiori freschi, ceri accesi, piante sempreverdi; chi vi si accosta dice che lì si respira “aria di santità”.
Ora, come detto, grazie alla perseveranza di don Gigi De Rosa, si è riaccesa a Gallipoli la speranza di poter vedere riconosciute anche per Lucia Solidoro le “eroiche virtù” che appartengono ai santi e pure gli onori degli altari.